FEMMINICIDIO

giovedì 23 luglio 2009

Alma Mater Studiorum e le Fantastiche 4: noi non ci fermiamo

venerdì 17 luglio 2009

Lettera aperta

Al vicepresidente della fondazione Flaminia Giannantonio Mingozzi
Al prorettore delegato alla Romagna Guido Gambetta
Al prorettore vicario Luigi Busetto
Ai responsabili di Serinar e Unirimini
E. p.c.Al rettore Pier Ugo Calzolari
Al Comitato Pari Opportunità dell’Alma Mater Studiorum
Al Sindaco di Ravenna
Alla Assessora alle Pari Opportunità del Comune di Ravenna
Alla Assessora alle Pari Opportunità della Provincia di Ravenna

Gentilissime e Gentilissimi, facciamo seguito alla nostra lettera del 13 luglio 2009, con la quale si affermava che la pubblicità delle “Fantastiche4” rappresenta una gravissima forma di discriminazione di genere effettuata da una Istituzione pubblica, e di conseguenza chiedevamo l’immediata rimozione da ogni luogo pubblico dei manifesti pubblicitari sopra citati, una immediata lettera di scuse a tutte le studentesse e studenti da parte dei responsabili della campagna pubblicitaria, l’immediata rielezione dell’indispensabile Comitato Pari Opportunità universitario, e, per le affermazioni rilasciate, le immediate dimissioni da ogni incarico pubblico di Giannantonio Mingozzi, vicesindaco di Ravenna.
Abbiamo apprezzato molto la scelta di rimuovere i manifesti incriminati, e le numerose espressioni di condanna dell’immaginario sessista cui esso alludeva, nonché quanti comunque si sono distanziati da tale scelta di marketing.
Tuttavia, è triste e grave che in molti, e nello specifico Giannantonio Mingozzi, continuino a difendere a spada tratta la legittimità di una scelta tanto palesemente discriminatoria. E’ intollerabile che Giannantonio Mingozzi abbia liquidato la scelta del manifesto pubblicitario come “una leggerezza” e “una cosa negativa” e che, in sede di consiglio comunale, in veste istituzionale, abbia di nuovo ripresentato la questione in termini di “visibilità” e di “senato accademico che rema contro la Romagna”, continuando a non rendersi conto – lui e le/gli altri quindici che con lui hanno scelto l’immagine, evidentemente!- della gravità dell’accaduto, perlopiù ironizzando su una sensibilità di genere che secondo lui dovrebbe rimanere prerogativa dell’Assessora alle Pari Opportunità, e non del consiglio comunale tutto.
Mingozzi infatti in quella sede ha ribadito che non e' stato un "errore", ma che a decidere la campagna "eravamo in sedici, di cui tre donne, e a nessuno e' venuto il dubbio che fosse offensiva. Credevamo solo di dare una rappresentazione fumettistica delle facolta' romagnole, che per la prima volta si promuovevano insieme". E per il futuro ha ironizzato: "D'ora in poi, prima di approvare qualunque manifesto, lo faro' prima vedere all'assessore Piaia".
Per tale motivo interveniamo nuovamente per esprimere la nostra indignazione in riferimento alle affermazioni del vicesindaco Mingozzi e di quanto con tali argomentazioni lo hanno supportato.
Nella nostra precedente lettera abbiamo illustrato con chiarezza che, anche in riferimento a quanto stabilito dalla Convenzione Europea per l’Eliminazione di ogni Forma di Discriminazione nei confronti delle Donne e dalla Carta Europea per le Pari Opportunità nella vita locale, la pubblicità delle “Fantastiche4” è lesiva della dignità della donna e discriminatoria in quanto veicola stereotipi di genere.
Quello che noi esigiamo con fermezza è una presa di consapevolezza da parte di tutte le Istituzioni coinvolte (Rettorato, Senato Accademico, Prorettore, Responsabili del poli decentrati, Sindaci delle città ove sono stati affissi i manifesti, Consigli comunali) che quel manifesto è discriminatorio e veicola stereotipi sessisti.
Di conseguenza, chiediamo un fermo impegno da parte di tutti nella riflessione sulla pervasività degli stereotipi di genere e sul loro impatto negativo nella lotta per l’autodeterminazione delle donne e le pari opportunità in ogni ambito sociale.
Ribadiamo la richiesta di dimissioni di Giannantonio Mingozzi da ogni incarico ricoperto in ambito comunale e universitario, in quanto è intollerabile che, anche quando gli venga evidenziata in maniera circostanziata la natura discriminatoria del manifesto, egli si ostini a non riconoscerla come tale, minimizzando l’accaduto anche nella sua veste istituzionale e derogando una consapevolezza e un azione di genere al solo assessorato delle pari opportunità e non al Comune di Ravenna tutto, così come doveroso invece, avendo ideologicamente aderito in toto tale Istituzione alla Carta Europea per le Pari Opportunità nella vita locale (che lo invitiamo a leggere e promuovere, come Suo specifico obbligo istituzionale).
Riteniamo l'atteggiamento di Mingozzi paternalistico e pericoloso.
Ci sono delle responsabilità istituzionali nell’adozione di una pubblicità sessista, e ci sono dei vinti: sono le donne, le giovani generazioni mercificate non solo dai privati ma, a quanto pare, anche dalle Istituzioni, e rappresentate come oggetti sessuali e non come soggetti pensanti.
La richiesta che le Istituzioni ammettano la possibilità di essere state discriminatorie, e si impegnino per la decostruzione, a partire da sé, della cultura sessista che impedisce l’autodeterminazione femminile, è dovuta e più che legittima: se non lo fanno, chiederne le dimissioni non è né infelice, né arrogante, né fuori luogo. Si tratta di una lotta per l’affermazione del diritto di ogni donna ad essere rappresentata come soggetto attivo e autodeterminato e non oggetto sessuale o di consumo o di cura.
E se i rappresentanti delle Istituzioni non hanno consapevolezza di ciò, temiamo che gli errori di questo tipo possano ripetersi e moltiplicarsi.
Per tali motivi, ribadiamo la necessità che venga riconosciuta collettivamente e pubblicamente la natura discriminatoria della pubblicità delle “Fantastiche4” e che ci si impegni al fine di promuovere campagne di sensibilizzazione contro l’uso strumentale dell’immagine della donne e per l’eliminazione degli stereotipi di genere dalla comunicazione.
Bologna – Ravenna – Cesena – Forlì – Rimini, 15 luglio 2009
Per info: Barbara Mazzotti (Figliefemmine)
Barbara Spinelli (Giuristi Democratici)

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